La difficile arte dell’accettazione del fallimento
di Valerie Moretti | Fallimenti - MacGuffin n.36
Nel 2005 Steve Jobs, fondatore di Apple, fu invitato a tenere il discorso ai laureandi dell’Università di Stanford. Un discorso molto noto, in cui racconta la sua vita. Jobs conclude con un spunto nato dalla fotografia trovata in un riviasta: “una strada di campagna al mattino presto, quel tipo di strada dove potreste trovarvi a fare l’autostop se siete abbastanza avventurosi. Sotto la foto erano scritte queste parole: “Stay Hungry. Stay Foolish”, siate affamati, siate folli. Era il loro messaggio di addio. Stay Hungry. Stay Foolish. Io me lo sono sempre augurato per me stesso”.
Steve Jobs augura di essere affamati, di essere folli. Non dice ai ragazzi di Stanford di non provare, di non commettere errori, di fare sempre tutto giusto. E come ho già avuto occasione di scrivere, non lo dice neanche la prima donna italiana laureata in medicina, Maria Montessori, che addirittura invita tutti noi a chiamare l’errore “Signor Errore”, per ricordarci che tramite gli errori e i fallimenti l’essere umano impara.
Allora accogliere il fallimento come mezzo per imparare può aiutarci a superare le nostre paure e i nostri dubbi? Ma non diciamo assurdità: assolutamente no!