La vita è una mascherata
di Cristina Perillo | MacGuffin n. 37 - Maschere
A Febbraio, mese di Carnevale, sul MacGuffin si riflette su travestimento e maschera, usanze tradizionali che rispondono a bisogni profondi dell’essere umano.
Quali maschere indossiamo? E per rispondere a quali bisogni? Mi domando.
Mi rendo conto che le due domande predispongono alla scrittura di un trattato e non ho la pretesa di essere esaustiva. Pongo le due domande agli Arcani Maggiori dei Tarocchi, piuttosto, in una prospettiva squisitamente soggettiva, come di consueto, guardando a me stessa e guardandomi attorno, guardando chi mi circonda nella mia quotidianità di donna, madre, moglie, libera professionista, produttrice di contenuti, conduttrice di corsi, amica. Pongo le due domande, consapevole che parlare di maschera per me significa includere nel ragionamento il valore di filtro tra l’io e l’altro in ogni momento di relazione e interazione sociale. Filtro che ci permette di mostrare un lato della nostra personalità, e cioè quello adatto alla circostanza, al ruolo, al contesto che stiamo vivendo in un determinato momento. Tenendo bene a mente che una delle funzioni della maschera così intesa è anche quella importantissima di proteggere - basti pensare a sport come la scherma o l’hockey sul ghiaccio, o ad alcuni lavori come quello del saldatore - qui ovviamente non in senso letterale come nello sport o nel lavoro.
Quali maschere indossiamo e per rispondere a quali bisogni, dunque? L’Eremita.