Matrimonio diabolico
di Cristina Perillo | Bouquet - MacGuffin 40
Un numero, questo, focalizzato sulle buone scuse per sposarsi, o per non farlo. Mumble mumble.
Premessa: in questo articolo, del tutto soggettivamente, includo nella parola matrimonio tutte quelle relazioni amorose e di convivenza tra due persone, di lunga durata, mosse da un’intenzione di progetto di vita comune e condiviso.
Siccome ho la pretesa di indagare il tema della trasformazione personale attraverso ogni centimetro di strada che compiamo in questa vita, matrimonio compreso, pongo agli Arcani Maggiori dei Tarocchi una domanda che va in questa direzione: cosa succede alle tre dimensioni (emotiva, cognitiva, corporea) di due persone che si amano e che scelgono la convivenza e la progettazione a lungo termine insieme?
Urca! Che maschera! Esclamo dentro di me, istintivamente, vedendo l’Arcano estratto. E immediatamente mi torna alla mente quanto scrivevo in un articolo dedicato al tema della maschera: indossiamo una maschera (cioè mostriamo solo alcune parti, attitudini, dinamiche di noi) per ogni ruolo che abbiamo nel grande gioco della vita (moglie, padre, al lavoro, amica, fratello…). Parlare di maschera, per me, significa includere nel ragionamento il valore che ha di fare da filtro tra l’io e l’altro in ogni momento di relazione e interazione sociale. Filtro che ci permette di mostrare un lato della nostra personalità, e cioè quello adatto alla circostanza, al ruolo, al contesto che stiamo vivendo in un determinato momento. Tenendo bene a mente che una delle funzioni della maschera così intesa è anche quella importantissima di proteggere - basti pensare a sport come la scherma o l’hockey sul ghiaccio, o ad alcuni lavori come quello del saldatore - qui ovviamente non in senso letterale come nello sport o nel lavoro.
Entriamo nel matrimonio con una maschera destinata a trasformarsi nel tempo, come molte delle maschere che indossiamo nella vita.
Nel matrimonio, la trasformazione della maschera può essere molto più veloce, o molto più lenta, rispetto ad altri ruoli e contesti. Per l’intensità della relazione, per i sentimenti in campo, per la condivisione della Casa, solo per citare alcuni elementi.
A seconda delle resistenze che mettiamo in campo di fronte al cambiamento, all’inaspettato, al trovarci fuori dalla nostra zona di comfort, o, al contrario, perfettamente a nostro agio in quella che potrebbe rivelarsi una nuova zona di comfort anche più sicura di quella precedente al di fuori del matrimonio, l’evoluzione della nostra maschera di partner ci costerà più o meno fatica e l’impatto emotivo (e, ça va sans dire, corporeo e cognitivo) che ha sulla nostra individualità sarà più o meno morbido, talvolta molto duro. Che fare?
Il Diavolo è il tentatore che indica la via verso le profondità dell’essere. La torcia e le ali da pipistrello indicano che abita nell’oscurità profonda dell’inconscio. In questa carta si racchiudono le potenze dell’inconscio umano, positive e negative, che Il Diavolo ci sollecita a portare alla nostra consapevolezza, a integrare e a valorizzare nel nostro ruolo di partner. Ci guida a individuare la nostra natura profonda per portarla alla luce, per non mascherarla, ma piuttosto per farne una nuova maschera da indossare: “quello che sono è sufficiente se solo riesco a esserlo”, scrisse Carl Rogers. Il che presuppone di saperci riconoscere per quello che siamo, e di saper valutare e controllare i nostri desideri.
Mi concentro un momento sul volto dell’Arcano, anzi sui volti: quello del pensiero collocato sul capo e quello delle emozioni collocato sul ventre. Lo strabismo degli occhi del viso potrebbe indicare una grande concentrazione, che unitamente alla lingua tirata fuori, però, sembra far assumere al volto una smorfia infantile di scherno. E anche il volto sul suo ventre, quello che esprime l’emotività, tira fuori la lingua: tirando fuori le due lingue, quella del pensiero e quella delle emozioni, non nasconde nulla, è privo di ipocrisia.
Lo sguardo attonito dei due seni, le cui basi a forma di mezzaluna indicano un carattere sfrenatamente emozionale, ha una sfumatura espressiva molto diversa da quella del viso e anche da quella degli occhi collocati nelle ginocchia, che indicano la dimensione più corporea di radicamento con la terra, nella realtà. La presenza di molti occhi indica che Il Diavolo guarda dritto in faccia le proprie paure, i propri demoni, con tutto se stesso: razionalità, emotività, corporeità. E i suoi demoni sono ai suoi piedi, placidi e scevri da qualunque caratterizzazione minacciosa. Affrontarli ha permesso a Il Diavolo di farne i suoi alleati, di integrarli e mostrarli apertamente nella propria rappresentazione di sé, nella propria maschera. Mettendosi nella migliore posizione possibile di apertura all’esterno e contemporaneamente di protezione di se stesso.
Ecco allora che Il Diavolo ci sollecita a vedere nel matrimonio e in tutte le occasioni di conflitto, di cambiamento, di paura, di gioia, di piacere e di dispiacere, che questa relazione porta con sé in modo del amplificato rispetto a ogni altra relazione della nostra vita (discorso a parte meritano le relazioni con i genitori), la gallina dalle uova d’oro. Crea l’ambiente e le situazioni che ci fanno spingere il piede sull’acceleratore per andare alla messa a nudo e alla scoperta di noi stessi, superando i luoghi comuni del matrimonio come routine, come dimora sicura e relazione su cui è facile sederci e mettere la nostra evoluzione personale in stand-by per un po’.
Se la nostra trasformazione personale non è certo una scusa sufficiente per “sposarci”, forse, di fronte a un’indecisione, queste poche e sparute riflessioni diaboliche, possono suggerirci che comunque vada sarà un successo.