Mentor Cycle
di Valerie Moretti | Perché l’hamburger sì e l’arrosticino no - MacGuffin n. 12
Il 25 novembre 2020 Niko Romito, Chef tristellato del ristorante Reale, ha ricevuto dalla Guida Michelin il prestigioso premio “Chef Mentor 2021” che mette in evidenza la sua capacità come formatore ed insegnante.
Nel mondo della cucina, la presenza di un mentor è fondamentale, anzi prevista. Il premio della prestigiosa guida Michelin e la massiccia frequenza di questo tema nelle riviste specializzate, pone la relazione mentore-allievo come fondamentale per la crescita sia di un giovane cuoco che di un executive chef (per chi di voi fosse interessato a comprendere la complessa gerarchia della cucina di un ristorante, questo articolo può aiutarvi).
Gli aspiranti chef imparano presto a scegliere con attenzione i ristoranti dove vorrebbero andare a lavorare, perché ad ognuno di questi corrisponde un possibile mentore, che può insegnare, seguire e aiutare nel percorso di crescita il giovane; i ragazzi sanno che la relazione con il mentore si evolverà nel tempo e, pur rimanendo fortissimo il legame di riconoscenza (magari non sempre riconoscenza….) con la propria guida, si arriverà ad un punto dove sarà necessario spostarsi in un nuovo ristorante per crescere ancora sotto l’ala di un nuovo mentore.
Spesso gli stessi executive chef/chef patron, inviano da colleghi di altri ristoranti i loro giovani protégés, perché possano essere supportati nel loro cammino di crescita da figure professionali differenti.
Ma come si sviluppa una relazione di mentoring?
La prima fase del ciclo riguarda il chiarimento delle aspettative sul processo di mentoring. Stabilire e costruire un rapporto tra mentore e allievo faciliterà il processo per acquisire una comprensione di ciò che ciascuna parte si aspetta dalla relazione. Dopo aver esaminato le aspettative, è possibile concordare un contratto o più semplicemente "regole di base". Queste regole di base possono riguardare i limiti di ruolo, i comportamenti, le modalità di condivisione.
Una volta stabilita la fiducia e chiarita la cornice entro cui si svilupperà la relazione, si entra nella fase produttiva. Durante questa fase ci sarà la discussione e l'accordo sugli obiettivi del percorso di mentoring e su cosa l'allievo vorrebbe ottenere dalla relazione di mentoring. Gli obiettivi iniziali possono essere articolati e chiariti, e possono cambiare nel tempo. Questa è la fase di lavoro della relazione di mentoring: è qui che i mentori avranno il maggior contatto con i loro allievi: supervisione, scambio di competenze, feedback, valutazioni.
Con il passare del tempo, le circostanze per una delle parti possono cambiare e la relazione, dopo un periodo di progressione e maturazione, può iniziare a diventare stantia o entrambe le parti possono superare la particolare relazione di mentoring. È importante che entrambe le parti siano consapevoli di quest'ultima fase in modo da avviarsi di comune accordo verso la chiusura del rapporto e andare avanti. La fase di chiusura è la fase di riflessione: si valuta insieme il valore della partnership, si identificano le aree di crescita e apprendimento, si festeggeranno i risultati raggiunti. Andare avanti può significare incontrarsi meno frequentemente, selezionare un altro mentore o magari incoraggiare l'allievo a diventare lui stesso un mentore.
Il tempo necessario affinché una coppia di mentori attraversi questo ciclo dipenderà dalla natura della relazione.
L’aspetto fondamentale del percorso di mentoring è ricordarsi che l'allievo non deve diventare un “Mini-Me” del mentore.
"Il delicato equilibrio del fare da mentore a qualcuno non è crearlo a tua immagine, ma dare loro l'opportunità di creare se stessi" - Steven Spielberg