Niente
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Niente

Niente
Photo by mostafa meraji / Unsplash

di Filippo Antonio Prina | Aprile dolce dormire - MacGuffin n.39

Quando conobbi Jussi era un ragazzo stempiato per la sua età. Biondo nordico con una barba rada e incolta.

Puzzava. Usava solo saponi naturali ed evidentemente pochi. Era molto impegnato nella difesa e nella salvaguardia dell'ambiente.

Non prendeva l'aereo e per spostarsi usava sempre il bus. Anche quando da Helsinki in Finlandia ha dovuto venire a Siviglia in Spagna ha viaggiato con i mezzi di terra.

Lui è finlandese ed è l'attore più fuori di testa che io abbia mai incontrato. Era un portento, una forza della natura, uno che il genio teatrale, la creatività e la capacità di pensare fuori dagli schemi (a volte anche in maniera distruttiva) ce l'aveva nel DNA.

Lo cito spesso nelle mie lezioni di improvvisazione teatrale. Con lui ho condiviso tutto il periodo della laurea in recitazione.

Cito di lui questo aneddoto, che trovo emblematico e che ha saputo insegnarmi tanto.

Siamo al bar, in Polonia, dopo un'estenuante ed ennesima giornata ad improvvisare. Noi là si improvvisava tantissimo con il corpo, lasciando che ci guidasse alla scoperta di forme e relazioni ancora non esplorate. Jussi, come sempre, è stato il più energico, il più creativo e quello che ha saputo produrre i momenti più intensi e pieni di significato.

Siamo al bar dicevo, davanti a una birra. Siamo io, lui, Daniel (americano di origini coreane), Aleasha (inglese di origini giamaicane) e Janie (australiana di origini irlandesi).

Tutti siamo invidiosi della sua bravura così spericolata ma inaspettatamente bella. Tanto invidiosi che ad un certo punto vogliamo indagare. Parliamo dei nostri processi emotivi e mentali, c'è chi dice di ispirarsi al lavoro si Stanislawski, c'è chi dice che le ritualità pre-cristiane sono portatrici di gesti e significati archetipici. Insomma ci riempiamo la bocca come solo noi attori sappiamo fare. E poi c'è lui: Jussi. Ci guarda e non parla. Allora gli chiedo, rompo il giaccio e il suo silenzio con la domanda così banale e semplice: “Ma tu, Jussi, a cosa pensi mentre facciamo improvvisazione? Qual è il tuo segreto? Qual è il tuo processo creativo? Cosa ti passa per la testa quando siamo in aula?”.

Lui ci pensa un po', con lo sguardo è come a cercare la risposta nell'aria intorno a noi. E dopo qualche secondo di silenzio come solo i finlandesi sanno fare prima di darti una risposta (possono passare anche diverse decine di secondi) se ne esce con “Niente”.

Cerchiamo di capire meglio e approfondiamo: “In che senso niente?”. “Niente” conferma. “Quando improvviso non penso, la mia mente è completamente incosciente, spenta.”

Il silenzio ora è nostro. Lasciamo sedimentare questa informazione e capiamo una cosa importante che fino ad quel momento non avevamo capito: o Jussi è completamente fuori di testa (cosa probabile) oppure è un genio, e ha capito tutto dell'arte dell'improvvisazione. A me piace pensare la seconda, anche se al tavolo non erano tutti d'accordo com me, lo ammetto.

A me piace pensarla così, anche perché quando ho provato a mettere in pratica questo insegnamento profetico, devo dire che mi ha dato delle gran soddisfazioni.

Ed è così che ogni tanto faccio anche nella vita. Ho imparato a dare importanza al vuoto mentale, a prendere decisioni improvvisate ascoltando le altre parti della mia mente: la pancia e il cuore. Perché quello che faceva Jussi non è che era distaccato dalla realtà, ma si lasciava guidare dall'istinto, dal suo sentire. E fidatevi che a teatro è spesso una grandissima risorsa.

Ora, io non so se tu sei una persona che “naturalmente” si lascia sempre guidare dall'istinto oppure come me sei una persona che pensa centomila volte sulla stessa questione, ma vorrei che questa storia potesse insegnarti qualcosa. Questa storia a me ha insegnato il grande valore del non pensare troppo, del lasciare andare, del farsi guidare da forze non per forza cognitive.

Non so se anche tu in questo momento stai strabuzzando gli occhi per cercare di capire “in che senso, non pensare?”. Ecco se sei anche tu in quello stato di sbigottimento forse allora è proprio quello che stavi cercando. La scusa, un buon motivo per agire d'istinto. Potrebbe essere una piccola decisione, una minuscola, ma posso assicurarti che allenarti a prendere decisioni senza pensarci troppo, lasciando “il vuoto” decidere potrebbe essere una soluzione.

Come dice Lao Tzu nel Tao Te Ching:

“Trenta raggi convergono sul mozzo,
ma è il foro centrale che rende utile la ruota.
Plasmiamo la creta per formare un recipiente
ma è il vuoto centrale che rende utile il recipiente.
Ritagliamo porte e finestre nelle pareti di una stanza:
sono queste aperture che rendono utile la stanza.
Perciò il pieno ha una sua funzione,
ma l’utilità essenziale appartiene al vuoto.”