Zucca vuota e corpo pieno
di Cristina Perillo | Zucche vuote - MacGuffin n.33
Riporto qui il brief per il tema da sviluppare per il MacGuffin durante il mese di Ottobre, Zucche vuote: “A molti di noi, da bambini (e non solo) almeno una volta è stato detto: sei una zucca vuota. Forse ci siamo pure risentiti. Ma siamo davvero capaci di valutare una situazione? Quanto è davvero importante avere una zucca piena per farlo?”
Gli Arcani Maggiori dei Tarocchi di Marsiglia rispondono con L’Arcano Senza Nome, che dichiara senza mezzi termini: “Chi entra nel mio territorio è un saggio e chi non riesce a varcare la mia soglia in pura coscienza è un bambino impaurito che si fa scudo con i propri detriti. In me si deve entrare puri: liberati di qualunque cosa (...)”.
E l’articolo di questo mese potrebbe anche chiudersi qui, se non che nella carta, a tutto questo gran tagliare, eliminare, svuotare il campo, far pulizia, insomma a tutti questi espliciti rimandi a quanto avere la zucca vuota sia spesso più vantaggioso che averla piena e ingombra, c’è un elemento che fa quasi da contrappunto e che attira la mia attenzione. Si tratta del rosa carne, colore pieno, che domina la corporatura dell’Arcano Senza Nome. Il rosa carne in questa carta fa riferimento alla nostra ossatura. Non a quella fisica che lasceremo in questo mondo al momento della nostra dipartita, ma all’ossatura intesa come quell’essenza viva di ogni nostro movimento. Movimento inteso non solo metaforicamente, come modo di agire nel mondo e quindi come attitudine nel rapportarsi al contesto e agli altri, oltre che a noi stessi, ma inteso proprio con significato di movimento fisico.
È un rosa che all’importanza di avere una zucca vuota, mi sembra voler aggiungere l’importanza di avere un corpo in pienezza. Insomma, come se avere piena consapevolezza del nostro corpo e dei segnali che da a noi stessi e che immette nel mondo sia tanto importante quanto avere una mente sgombra. Ma importante per cosa? Per valutare una situazione, entrare in contatto con una persona per quello che è e non secondo i nostri pregiudizi, entrare in contatto con noi stessi, soprattutto in momenti di momentaneo spaesamento, confusione, incertezza sul da farsi e sul da dirsi. A volte, sul da non farsi e sul da non dirsi.
Due, quindi, sono i temi che la carta porta alla mia attenzione: la zucca vuota e il corpo in pienezza.
Iniziamo dal primo, che mi suggerisce in questo caso non tanto l’immagine di una mente senza pensieri (utopia!) quanto quella di un atteggiamento nel guardare gli altri e il contesto quanto più possibile libero da pregiudizi, rimuginii, convinzioni, credenze, effetti alone che altro non fanno che limitare la nostra possibilità di essere curiosi e aperti.
Insomma, avere la zucca vuota significa avere la mente del principiante e cioè essere consapevoli che tutto scorre e che non è possibile bagnarsi due volte nello stesso fiume. Avere la mente del principiante significa essere consapevoli che ogni volta è una volta, significa avere un attitudine che facilita l’adattamento al nuovo e nutre la possibilità di sorprenderci e meravigliarci, evitandoci di cadere nel tranello che ci tendiamo da soli e che consiste nel credere di sapere più di quanto in realtà non sappiamo, nutrendo atteggiamenti routinari e automatismi. Avere la zucca vuota, inteso in questo senso, significa restare aperti e disponibili a noi stessi, agli altri, alle situazioni, apertura e disponibilità, queste, vitali per la nostra creatività e per la nostra crescita e trasformazione personale.
Passiamo ora al tema del corpo in pienezza, ovvero della consapevolezza che il nostro corpo sente ed esprime ancora prima della nostra mente e delle nostre parole ciò che realmente sentiamo, desideriamo, ci fa bene, o ci crea disagio e malessere. Che sente ed esprime tutto questo significa che immette nel mondo segnali che non mentono (il tono della voce, un lampo repentino nello sguardo, un respiro improvvisamente in affanno, un rossore sulle guance, un aggrottamento di sopracciglia, le mani che diventano fredde…). Imparare a riconoscere e ad ascoltare il linguaggio del corpo, tanto del nostro quanto dell’altro, ci permette di acquisire informazioni molto più autentiche, reali e dunque più funzionali al nostro sviluppo e allo sviluppo di relazioni sane, di quelle che spesso riempiono aprioristicamente le nostre zucche.
Ecco allora che Halloween quest’anno può diventare l’occasione per due pratiche dedicate all’importanza di svuotare le nostre zucche e di dare voce al nostro corpo.
Pratica numero 1: vuotare e intagliare una zucca, facendo mente locale su una specifica situazione in cui abbiamo pensato di conoscere la fine sin dall’inizio e sulla quale ci siamo sbagliati di grosso.
Pratica numero 2: preparare un buon piatto, stando col piacere di cucinarlo, a partire dalla polpa della zucca che abbiamo vuotato. Ascoltare poi i segnali del nostro corpo nell’assaporarlo a tavola e nel raccogliere i complimenti da parte dei nostri commensali.